Si chiude con un patto a 2130 metri la 21a “Chies e le sue montagne”

Chies e le sue montagne. Una 21a edizione che si è conclusa sabato 29 ottobre scorso sul passo Valbona a quota 2130 mslm con la Santa Messa dopo una settimana finale intensa ed emozionante.

Martedì 25 ottobre, “Chies e le sue montagne” ha ospitato nella sala polivalente di Lamosano, infatti Fulvio “Bubo” Valbusa, veronese di Bosco Chiesanuova per 20 anni atleta dello sci di fondo del Corpo Forestale dello Stato e della nazionale italiana. Nel proprio palmares, oltre alle vittorie nei diversi campionati delle varie categorie, 5 medaglie ai campionati mondiali,  5 partecipazioni ai Giochi Olimpici Invernali con l’argento di Nagano 1998 e l’indimenticabile oro a Torino 2006 nella staffetta 4×10 assieme ai compagni  Zorzi, Di Centa e  Piller Cottrer. A settembre 2021 esce il suo romanzo scritto assieme a Serena Marchi, scrittrice di successo, intitolato “Randagio” in cui Bubo racconta la sua vita prima, durante e dopo lo sci; dall’infanzia trascorsa in un legame viscerale con Silvio, il fratello gemello scomparso a 15 anni, agli anni dello sci professionistico sino all’incontro con 2 lupi arrivati per caso in Lessinia nel 2012 dove egli è già effettivo nei Carabinieri Forestali e che cambieranno completamente la vita ed il carattere di Fulvio. Il pubblico accorso ad ascoltarlo martedì è stato “trasportato” nella sua  amata terra di prati e boschi ove Bubo si è messo a nudo in tutto e per tutto senza nascondere le emozioni dell’uomo oltre l’atleta.

Venerdì 28 ottobre nella frazione di San Martino, protagonista del penultimo appuntamento è stato Silvio “Gnaro” Mondinelli, classe 1958, nato a Gardone Valtrompia ma trasferitosi ad Alagna ai piedi del Monte Rosa. Ex-finanziere, guida alpina, ma soprattutto il secondo italiano, dopo R. Messner, ad aver salito tutte le 14 montagne sopra gli 8000 metri senza l’ausilio di ossigeno supplementare. Presso la tensostruttura, un centinaio di persone hanno avuto l’opportunità di condividere con “Gnaro” un doc-film che riassume la sua carriera sportiva, la sua impresa completata nel 2007 sul Makalu e la sua filosofia di vita che nulla lascia all’improvvisazione: dall’alimentazione, alla preparazione fisica e mentale, anche ora che  accompagna i suoi clienti sulle vette del mondo. Tutto questo con un’attenzione concretizzata in raccolte fondi e costruzione di scuole per le popolazioni più bisognose incontrate nei suoi viaggi.

A conclusione della 21esima edizione di “Chies e le sue montagne” la consueta messa celebrata sin dalla prima edizione su una cima o una forcella delle montagne della conca alpagota.

Sabato 29 ottobre più di 80 persone hanno raggiunto in una insolita calda mattinata di autunno inoltrato il Passo Valbona a metri 2130, appena sotto il Col Nudo, passo che fa da spartiacque tra regione Veneto e Friuli Venezia Giulia e che centinaia di anni or sono veniva utilizzato dalle genti della Valcellina e dell’Alpago come via di collegamento e scambio, o per evitare dazi e tasse di transito.  È stata l’occasione quella di sabato, proprio per un gemellaggio tra i comuni della Conca e quelli dell’Alta Valcellina, ovvero Erto e Casso, Claut e Cimolais. Erano presenti tutti i rappresentanti delle varie amministrazioni, alcuni direttamente saliti dall’abitato di Cellino e nel saluto iniziale il Sindaco di Chies d’Alpago, Gianluca Dal Borgo ha voluto descrivere il Passo di Valbona come un simbolo di passaggio comune tra Comuni montani con le stesse peculiarità e reali difficoltà, e per questo con volontà di collaborazione. “E’ stato un gemellaggio storico di amicizia. Sicuramente il passo Valbona era sempre stato visto come una barriera montana che ci separava, perché noi abitiamo qui nella conca e loro abitano al di là delle nostre montagne dell’alta via numero 7. Da sabato 29 ottobre, però il passo Valbona è diventato una soglia per riunirsi tra vallate, quindi un momento per conoscersi, per stringere un’alleanza, ma anche per ricevere stimoli per poi migliorare una volta ritornati a valle dalle nostre Comunità, nei nostri territori”. Sempre attuale e profonda l’omelia di Don Rinaldo Ottone, capace di far emozionare i presenti al ricordo di tutti gli amici e conoscenti che la montagna, meraviglia del creato ha voluto con sé. Al rientro  una cinquantina di persone hanno pranzato alla Locanda San Martino dove vi è stato uno scambio di doni tra le amministrazioni. Appuntamento al 2023 per una nuova edizione di “Chies e le sue montagne”.

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