Villa Farsetti: la “Versailles dei Dogi” a due passi da Venezia

A Santa Maria di Sala, in campagna, a due passi da Venezia, sorge uno degli esempi più affascinanti e imponenti di architettura settecentesca: Villa Farsetti.

Storia: Villa Farsetti venne costruita a metà del XVIII secolo per volere di Filippo Farsetti, una figura poliedrica e carismatica che incarnava alla perfezione lo spirito illuminista dell’epoca. Nato in una famiglia di origini fiorentine ma trasferitosi a Venezia, Farsetti fu un appassionato di arte, scienza e architettura. Dopo aver viaggiato in Europa, specialmente in Francia, dove fu influenzato dalle mode e dalle tendenze culturali del tempo, decise di creare a Santa Maria di Sala una residenza che riflettesse il suo spirito enciclopedico.Affidò il progetto dell’edificio all’architetto Paolo Posi, uno dei maggiori esponenti dell’architettura barocca romana. Iniziati intorno al 1750, i lavori della villa durarono diversi anni e l’intero complesso si sviluppò secondo un piano ambizioso che prevedeva non solo una residenza signorile, ma anche giardini, serre, tempietti e strutture per lo studio delle arti e delle scienze.

Architettura: L’architettura della villa è un perfetto esempio dello stile barocco veneto, caratterizzato da grandiosità, armonia delle proporzioni e ricchezza decorativa. L’edificio principale, con la sua facciata imponente e simmetrica, è dominato da un ampio porticato sormontato da un frontone. Gli interni, originariamente riccamente decorati, ospitavano una collezione di opere d’arte e strumenti scientifici accumulati da Farsetti durante i suoi viaggi.

Ma è nei giardini che si esprime appieno la visione illuminista di Filippo Farsetti. Il vasto parco della villa, che si estende su circa 11 ettari, era ispirato ai giardini francesi, con ampie geometrie, viali alberati e scenografici giochi d’acqua. Tra i viali e i boschetti, si trovano ancora oggi resti di edifici ispirati a stili architettonici antichi, tra cui un tempio dedicato a Minerva e una serra in stile romano. Questi elementi erano non solo decorativi, ma avevano anche una funzione didattica, in linea con la passione di Farsetti per l’educazione e la ricerca.

Perché “Versailles dei Dogi”? Villa Farsetti non era solo una residenza di lusso, ma un vero e proprio centro culturale: Filippo Farsetti aveva infatti l’ambizione di trasformare la sua villa in una sorta di accademia delle arti e delle scienze. Qui, studiosi, artisti e scienziati si riunivano per discutere e approfondire diverse tematiche, dalla botanica all’astronomia, dall’architettura all’arte. Nella villa era presente anche una biblioteca e una collezione di sculture e opere d’arte, oltre a una serie di strumenti scientifici che venivano utilizzati per esperimenti e dimostrazioni. Questa villa venne quindi soprannominata “la Versailles dei Dogi” per diverse ragioni che richiamano la magnificenza della celebre reggia francese di Versailles, pur mantenendo le sue peculiarità veneziane.

Innanzitutto, la villa richiama il modello della Reggia di Versailles, simbolo del potere e del lusso della monarchia francese. Filippo Farsetti, che era un grande viaggiatore e appassionato di cultura, prese ispirazione dai suoi viaggi in Francia, dove restò affascinato dall’eleganza e dalla grandiosità dei palazzi reali francesi, che poi volle replicare nella sua dimora di Santa Maria di Sala, non solo nell’architettura ma soprattutto nell’impostazione dei giardini, caratterizzati da ampie geometrie e scenografici giochi d’acqua.

Il titolo “Versailles dei Dogi” si collega anche all’idea di ostentazione del potere tipica dei Dogi di Venezia, che, pur non avendo una reggia simile a Versailles, si esprimeva in ville sontuose costruite fuori dalla città. In questo contesto, Villa Farsetti rifletteva l’aspirazione alla grandiosità e al lusso dei nobili veneziani, incarnando un sogno di bellezza e magnificenza paragonabile a quello del re Sole.

© Redazione Marcadoc | 14/09/2024

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