Giotto di Bondone
“Credette Cimabue nella pittura / Avere il campo, ora è Giotto il grido / si che la fama di colui oscura (Dante, La Divina Commedia) Ovvero: Grande esempio dell’allievo che supera in maestro
Vasari racconta che un giorno il pittore fiorentino Cimabue stava passeggiando per le campagne quando osservò un giovane pastore sorpreso, appena un ragazzo, che con il gesso bianco dipingeva con insolita facilità delle pecore su una roccia. Quando il maestro gli chiese il nome, il ragazzo rispose: “Mi chiamo Giotto e mio padre si chiama Bondone”.
Vero o meno questo aneddoto, la verità è che ci aiuta a fare un primo approccio con Giotto di Bondone (1266-1337), il pittore che, con le sue doti insolitamente fantasiose, le sue iconografie innovative e il suo straordinario amore per la natura ed espressione umana, ha rivoluzionato l’arte occidentale al punto da essere considerata, non a torto, il primo nome della pittura europea, decantata dai suoi contemporanei Dante, Tetrarca e Boccaccio. Alla sua morte, avvenuta nel 1337, all’età di 70 anni, lasciò una scuola con discepoli di classe (Bernardo Daddi, Taddeo Gaddi.) che guidarono la pittura fiorentina fino all’arrivo dei grandi maestri cuatrocentisti.
Le prime opere di Giotto, ancora molto vicino a Cimabue, cominciano già a manifestare apertamente alcuni suoi caratteri pittorici originari: è il caso del Crocifisso nella chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze (tra il 1290-1295), dove l’umanizzazione della figura di Cristo viene brutalmente rimossa dai crocifissi bizantini.
Il primo capolavoro di Giotto sono gli affreschi da lui realizzati nella Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco ad Assisi, tra il 1296 e il 1300, sulla base della Leggenda di San Bonaventura. Queste opere però non raggiungono la perfezione degli affreschi realizzati per la Cappella degli Scrovegni, a Padova, dove, oltre alla qualità individuale di ogni scena (dal dramma della Strage degli Innocenti ai volti misteriosi delle donne in El incontro di San Joaquín e Santa Ana) si aggiunge il valore della concezione spaziale dell’insieme della Cappella. Giotto dipinge un’altra nuova serie di affreschi per la Chiesa di Santa Croce, già nella sua maturità (c. 1325)
Giotto di Bondone: affreschi nella Cappella degli Scrovegni: “La Strage degli Innocenti” e “Il Bacio di Giuda”. 1304-05
Oltre agli affreschi, Giotto eseguì diversi dipinti su tavola, mettendo in risalto la Madonna in Maestà (detta Madonna Ognissanti) in cui il volto della Vergine, lontano dalla fredda e ieratica inespressività delle Madonne bizantine, mostra un’espressività che suggerisce la possibilità che sia stato tratto da un modello dell’epoca.
È noto anche che Giotto eccelleva nel campo dell’Architettura, ricevendo la commissione per il campanile del Duomo di Firenze, anche se probabilmente non riuscì a fare altro che i bozzetti
Giotto è un fenomeno della pittura trecentista italiana che tutti cercano di seguire ma nessuno riesce a raggiungere, tanto meno a superare, fino alla comparsa del Beato Angelico e dei primitivi fiamminghi del primo Quattrocento.