Le ali grandi, il corpo allungato, il cuore e lo sguardo già oltre colline, monti, pianure, mari. Passano nei nostri cieli in questi giorni di fine estate le cicogne. Ed è una sorpresa vedere anche quelle più rare, le cicogne nere, scegliere la pedemontana veneta come direttrice di migrazione. Dall’est verso sud. Verso l’Africa, dove trascorreranno l’inverno. Nei giorni scorsi ne sono state avvistate undici. Un record. Sorvolano le prealpi trevigiane gruppi sparsi di falchi pecchiaioli. Si lasciano portare dal vento, approfittano delle termiche, riposano in volo. Non viaggiano in formazione. Loro vanno con il vento. Da abili veleggiatori sanno come ridurre lo sforzo per un viaggio lungo almeno quaranta giorni durante il quale riposeranno sugli alberi non appena farà sera e mangeranno pochissimo. Il Biancone passa con il pasto in mezzo al becco (il solito serpentello). I Balestrucci sorprendono con le loro immense famiglie di 200, 300 individui: sono come una nuvola nera che oscura il sole. Quassù, a poco più di 400 metri sul livello del mare, nelle giornate più limpide scorgi la laguna di Venezia. Tutti gli altri giorni segui il corso del Piave,le forme femminili dei colli asolani, quelle più lontane degli Euganei. E in mezzo la galassia metropolitana di Paolini. Siamo sul Colle San Giorgio, poco a ovest di Maser. È qui che da 22 anni si danno appuntamento gli ornitologi della Lipu e dell’associazione Faunisti veneti per scrutare il cielo e tener conto delle migrazioni (gli avvistamenti vengono condivisi anche sulla pagina Facebook Campo migrazione autunnale dei rapaci Colle San Giorgio Maser).Succede ogni anno fra agosto e settembre. Perché il colle, con la chiesetta dedicata a San Giorgio, è nel bel mezzo della direttrice di migrazione degli uccelli che hanno trascorso l’estate nell’est europeo e ora scendono verso sud. Spagna, Africa del nord, e alcuni vanno oltre il Sahara, fino al Sudafrica. Per questo viaggio, la pedemontana veneta, per importanza è seconda solo allo stretto di Messina. Ecco perché tanti ornitologi, ma anche semplici curiosi, qui arrivano da tutta Italia. Con lo sguardo fra le nuvole che si incanta fra pecchiaioli, aquile, grifoni, cicogne, rondini, balestrucci, poiane, qualche falco pescatore. Ma il vero protagonista, il grande veleggiatore resta comunque lui, il Falco pecchiaiolo. Collo lungo e ali spiegate, questo falco di medie dimensioni può misurare fino a 130 centimetri di apertura alare per una lunghezza di poco superiore al mezzo metro. A ostacolare il suo volo non è solo il meteo, ma anche i bracconieri. Protetto dalla legge da oltre 40 anni, il falco è vittima di bracconaggio soprattutto a Reggio Calabria, prima di iniziare il volo sul mare. La meta è il sud del Sahara, dove resterà per tutto l’inverno. Ripartirà a primavera, spinto dagli ormoni e dall’ansia di metter su famiglia, riprendendo la via del nord e volando su Sicilia, Gibilterra, Mar Nero. Mentre si scruta l’orizzonte, si ricordano le migliori migrazioni : «Il 2010 è stato un anno fantastico», racconta Giancarlo Silveri, anima della Lipu Pedemontana. «Quell’anno abbiamo contato 15 mila passaggi. E il giorno migliore in assoluto è stato il 25 agosto del 2007 con 3400 passaggi. Quest’anno il meteo non è stato così favorevole per i veleggiatori. Il maltempo li ha un po’rallentati. Ma ora il viaggio sembra essere ripreso alla grande”.Dal 1994 al 2014 sono stati contati 112.697 rapaci di cui ben 111.824 erano falchi pecchiaioli (99,2%). Colle San Giorgio è uno dei più panoramici fra i colli asolani ed è facile da raggiungere.
Destinazione Maser. Venendo da Crocetta del Montello, una volta passata Villa Barbaro, alla rotondina prendete la prima uscita a destra e iniziate a salire verso Forcella Mostaccin, in cima alla collina che poi scende verso Monfumo. Proprio in forcella c’è un piccolo posteggio dove lasciare l’auto. A questo punto si scende a piedi per 3/400 metri (verso Monfumo) fino a quando, sulla sinistra, si vede l’inizio di un sentiero con le indicazioni per Colle San Giorgio. Bisogna prenderlo, seguirlo sempre salendo e una volta incrociato un sentiero più ampio, tenere la destra sul sentiero n. 56. In pochi minuti si arriva in cima al colle.
articolo di Macri Puricelli per www.tribunatreviso.it del 03 09 2015