Icona Bizantina presso le Monache di Clausura a Treviso

C’e’ un’icona bizantina di origini oscure, ma certamente lontanissime nel tempo, all’interno di un monastero alle porte di Treviso, a pochi passi da una fra le arterie piu’ trafficate che lambiscono la citta’. E’ un’immagine ad altorilievo su legno di platano, chiamata ”Beata Vergine della Cintura”, ritornata a Treviso dopo un prestito al museo diocesano di Santa Apollonia, a Venezia, e che ora il pubblico puo’ tornare ad ammirare con piu’ facilita’ visto che le religiose di clausura dell’ordine della Visitazione, che gestiscono la struttura, hanno deciso di aprire le porte di alcune sale.

Il monastero, costruito nell’imminenza della Grande Guerra, oggi e’ la casa per 23 monache che custodiscono, fra le altre reliquie, il cuore di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e, soprattutto, fondatore dell’ordine, nel 17/o secolo, in Francia, assieme a Santa Giovanna Francesca de Chantal.

Le suore, nel corso dei secoli, per migrazioni dovute all’instabilita’ politica della regione transalpina, si sono progressivamente spostate nell’Italia del Nord trovando un luogo favorevole alla permanenza nel secolo scorso anche a Treviso. Fino alla meta’ del Novecento la loro presenza era ben piu’ massiccia di quella attuale, e le risorse ottenute dall’allevamento e dalla coltivazione del piccolo podere annesso erano comunque sufficienti al loro sostentamento ed all’assistenza ai bisognosi.

Nei decenni seguenti il convento ando’ lentamente svuotandosi per la progressiva flessione delle vocazioni ma l’ambiente mantiene ancora forte il fascino silenzioso di un luogo di profonda meditazione e di preghiera.

La ”Beata Vergine della Cintura” ha una datazione dubbia e la sua collocazione e’ giudicata, a seconda degli studiosi interpellati, in un arco di circa quattro secoli a cavallo dell’anno Mille. Assieme all’opera e’ esposto anche il sarcofago all’interno del quale, dalla sua partenza da Bisanzio, forse piu’ di un millennio fa, l’altorilievo fu trasportato attraverso i paesi Europei.

Ancora oggi le monache mantengono piccole tradizioni di lavoro, come la produzione di presepi, capi ricamati e dolci cotti al forno da vendere ai visitatori esterni oppure offrire a chi cerchi qualche giorno di quiete dentro le stanze messe a disposizione, come un tempo, di viandanti e pellegrini.

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