La Strada dei Vini del Piave si snoda in un territorio a ridosso dell’incantevole Venezia, in una vasta pianura che oggi vuole sempre più esibire il fascino dei suoi ampi orizzonti agricoli lambiti dal fiume, le preziose vestigia storiche e le sontuose realizzazioni architettoniche, nonché i segni e i ricordi della Grande Guerra.
Il percorso si snoda a destra e a sinistra del Piave, da Roncade a Portobuffolè, da Conegliano a Motta di Livenza fino Noventa di Piave e a penetrare nella provincia di Venezia, ed è anzitutto un percorso che conduce nel cuore della ricca offerta vitivinicola ed enogastronomica del Veneto orientale. Un tragitto che vuole promuovere la terra e la cultura del Piave a partire dai suoi vini e dalle sue produzioni agroalimentari, in vista di un’offerta turistica che valorizzi il territorio nella sua interezza: l’identità storica, culturale, artistica, ambientale, sociale ed economica.
La Strada dei Vini del Piave si snoda principalmente sulla sponda sinistra del fiume, sforzandosi di toccare la maggior parte delle località, delle aziende produttrici e della ristorazione degne di nota di questo angolo di Veneto ancora parzialmente da scoprire.
Soprattutto, però, la Strada dei Vini del Piave abbraccia un complesso e affascinante sistema culturale dove la vocazione rurale ha condizionato la Storia insediando valori e colture, tradizioni e vigneti. Un territorio che si offre al turista più attento proprio attraverso questo nuovo percorso organizzato per valorizzare il territorio della Doc Piave ed i suoi vini, intesi non solo come tali, ma come frutto di una felice combinazione di terreni, tradizioni, competenze, passioni ed idee.
Un percorso di circa 170 chilometri, opportunamente segnalato da cartelli direzionali, che si può a sua volta dividere in tre suggestivi itinerari tematici, con lo scopo di capire i vari momenti insediativi, le tradizioni diverse e degustare vini e prodotti tipici d’eccellenza.
La prima – Le vigne dei Dogi – vede protagonisti i vigneti che appartennero alla Serenissima Repubblica di Venezia: si snoda, sia a sinistra sia a destra del Piave in un percorso che inizia dall’elegante Oderzo e che conduce fino a Roncade attraverso una serie di tranquille cittadine ed antichi borghi, tra vigneti che sono sempre parte integrante del paesaggio, alternati a boschi e ad altre coltivazioni.
La seconda – Le Ville dei Veneziani – che da Roncade arriva a Cimadolmo (patria dell’Asparago bianco Dop), conduce a visitare “Le Ville dei veneziani” che i patrizi della Serenissima amavano qui costruire per le loro “villeggiature” ma anche per gestire floride aziende agricole, di cui ancora oggi molte dimore storiche sono sede
La terza parte – Le terre del Raboso – è quella che da Cimadolmo riporta a Oderzo e si estende nel comprensorio del Raboso Piave, l’unico vitigno autoctono trevigiano a bacca nera che dopo anni d’oblio a causa del suo carattere troppo deciso, ha trovato nuove interpretazioni – e conseguenti grandi successi – grazie ai vignaioli locali, che hanno saputo piegare il carattere un po’ “ruvido” delle sue uve, e dare vita a vini sempre più apprezzati e ricercati.
I percorsi nel dettaglio:
LE VIGNE DEI DOGI
da Oderzo a Roncade
Sono molte le suggestioni e le peculiarità di questo tratto che attraversa la Marca trevigiana orientale e penetra nella provincia di Venezia, territorio ricco di risorgive e di corsi d’acqua minori dove è ancora possibile trovare qualche antico bosco planiziale che delimita colture cerealicole accostate a vitigni, oppure grandi estensioni a prato. Un territorio ingentilito per lunghi tratti da una rigogliosa vegetazione, porta di accesso all’entroterra per gli antichi veneziani e vigneto prediletto dai nobili della Serenissima.
Al grande interesse paesaggistico di queste aree si aggiungono centri di particolare interesse storico ed architettonico. Oderzo è sicuramente il più importante, con il suo bel Duomo ed il suo importante Museo archeologico che custodisce preziosi documenti della romana Opitergium, ritrovabili anche tra i rinascimentali palazzi affrescati del suo elegante centro storico.
Altro centro di rilievo è quello di Motta di Livenza, col suo Duomo rinascimentale e il Santuario della Madonna dei Miracoli decorato dal Sansovino. A Cessalto e a Chiarano, inoltre, due ville singolari e splendide: Villa Emo-Giacomini, del XVI secolo, e Villa Zeno, costruita nel 1565 su disegno di Andrea Palladio. Prima di giungere a Roncade, una piccola deviazione porta all’Abbazia di Santa Maria del Pero, fondata nel X secolo: un luogo incantato la cui storia travagliata si può leggere nelle imponenti vestigia, nobilitate da recenti restauri.
LE VILLE DEI VENEZIANI
da Roncade a Cimadolmo
Per la sua vicinanza alla Laguna e l’accessibilità da Venezia, fu in questa zona – il cui orizzonte è delimitato a nord dalla dorsale delle Prealpi – che si insediarono alcune tra le prime Ville veneziane della Terraferma. A cominciare proprio dal punto di partenza di questo tratto di Strada, la cinquecentesca villa-castello Giustiniani di Roncade, che anticipa i temi architettonici successivamente codificati da Palladio.
Passando poi per la barocca Villa Tiepolo-Passi di Carbonera, Villa Perocco con i suoi vigneti in primo piano, la settecentesca Villa Gitta Caccianiga, le neo-classica Villa Valier Loredan e le barchesse di Villa Pastega Manera, dove l’architetto giapponese Tadao Ando ha realizzato un’officina (in latino “Fabrica”), centro di ricerche e di studi in ogni campo artistico.
Dal susseguirsi di Ville e parchi si esce entrando in un comprensorio unico: quello delle Grave di Papadopoli, dove i vigneti affondano le radici in terreni ghiaiosi che degradano verso il Piave, che qui si allarga in un ampio letto, diramandosi in vari corsi d’acqua che scorrono fra i ciottoli e la ghiaia. Sassi, silenzi ed ampi orizzonti su campagne e vigneti disegnano qui i tratti più autentici di un arcaico legame con la terra e con il fiume.
LE TERRE DEL RABOSO
da Cimadolomo a Oderzo
Da Cimadolmo la strada propone un bivio, che andrà comunque a ricongiungersi con il suo tratto nord-orientale: si potrà proseguire per Ponte di Piave inoltrandosi così in una delle zone di maggior produzione viticola, oppure proseguire verso San Polo di Piave per incontrare la inusuale ed affascinante villa Papadopoli-Giol, la Torre del Castello di Rai, la Chiesa dei Templari di Ormelle.
E poi, ancora, il suggestivo Borgo Malanotte di Tezze di Piave, quindi deviare fino all’elegante centro di Conegliano e al suo Castello del X secolo e infine – senza mancare una visita alla preziosa Portobuffolè, affascinante esempio di cittadella fortificata della Serenissima, piccolo gioiello in gran parte conservato – proseguire verso est fino a ritornare ad Oderzo.
Il tutto tra vigneti che spesso lambiscono il ciglio della strada, dove regna la coltivazione del Raboso Piave, vitigno che somiglia a questa terra austera e franca, suggestiva e nobilmente unica.
IL MALANOTTE DOCG
Il percorso conduce tra i vigneti e le cantine dove nasce il Malanotte, vino DOC Superiore ottenuto con uve Raboso parzialmente appassite in appositi fruttai. Il nome di questo Raboso d’eccellenza omaggia la famiglia Malanotte che per oltre due secoli (dalla metà del Seicento alla metà dell’Ottocento) ha sostenuto, rinnovato e portato a grandi risultati l’agricoltura e in particolare la viticoltura, come testimonia una guida francese della metà dell’Ottocento, destinata ai primi viaggiatori diretti in Italia, che raccomanda di gustare “le vin rouge Malanotte di Tezze” (Ernest Foerster, “Manuel de Voyageur en Italie”, Munich 1855). In molte delle numerose cantine che s’incontrano lungo il tragitto, il Malanotte riposa per tre anni, come previsto dal suo rigido disciplinare di produzione (che gli impone uno degli invecchiamenti più lunghi in Italia). E con il Malanotte, tra l’antico borgo popolare e la casa popolare dove visse l’omonima famiglia, vicino alla celebri Grave del Piave con il loro esclusivo terroir disegnato dal fiume, tra echi di antica storia romana e testimonianze di culture che qui si incrociarono in ogni epoca, è facile “respirare” la cultura della vite e del vino cha ha da sempre condizionato la vita sociale ed economica locale.
L’AUTOCTONO DEL PIAVE
Il Raboso Piave è un vino prodotto da uno dei rari vitigni presenti nel Nordest d’Italia già prima del dominio romano, come sostiene Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, affermando che in quest’area si produceva allora il Picina omnium nigerrima, un vino il cui colore è più nero della pece. Caduto l’impero romano e con esso il culto della vitivinicoltura occorre attendere che Venezia estenda la sua civiltà in terraferma per ritrovare ricordi di questo vino, molto richiesto sia nei palazzi nobiliari della laguna, sia nelle Ville dell’entroterra. La grande diffusione del Raboso visse una stagione molto lunga, tanto che, fino al 1949, nell’area della riva sinistra del Piave costituiva i 4/5 della produzione totale di vino rosso. Con il totale rinnovamento degli impianti viticoli avvenuto tra gli anni Cinquanta e Sessanta, gli agricoltori hanno privilegiato le varietà i cui vini erano più richiesti dal mercato ed il Raboso, con il suo carattere forte e deciso, cedette il passo anzitutto ai vitigni internazionali. Da una ventina d’anni, però, sospinto dall’interesse crescente verso i vitigni autoctoni ma, soprattutto, molto sostenuto dalla tenacia e dalla perizia dei vignaioli del Piave, il Raboso sta vivendo una nuova, straordinaria stagione di interessi e di successi.
Info tratta da www.stradavinidelpiave.com