Segusino, tra storia e curiosità

Il toponimo Segusino potrebbe derivare dalla città di Susa o, piuttosto, dai suoi abitanti (chiamati ancor oggi “Segusini”). Vi è una seconda ipotesi che richiama la parola “securus” luogo sicuro e protetto, che ben si addice alla configurazione ambientale. Il paese è citato per la prima volta in un documento del 983, in cui il vescovo Rodolfo concedeva delle donazioni , fra cui delle terre “in Secusino caxale unum”, al monastero dei Santi Felice e Fortunato, per rifonderlo dei danni provocati dalle incursioni ungare. Da quasi mille anni Segusino appartiene alla diocesi di Padova. Nel 1297 fu costituito in parrocchia autonoma, prima dipendendo dalla pieve di S. Maria di Quero. Luogo cardine di Segusino è stato il castello di Mirabello, situato in posizione strategica ai confini con Valdobbiadene. Del castello oggi non resta altro che qualche testimonianza scritta, fra cui una pergamena risalente al 1192. Nel 1358 Segusino fu infeudata dai conti di Collalto. Napoleone invece separò Segusino da Quero (BL) allora appartenente alla circoscrizione di Treviso e si unì alla circoscrizione di Valdobbiadene. Segusino poté avere piena autonomia solamente con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866. E’ stato recentemente scoperto, sulle montagne segusinesi, un sito archeologico che testimonia la presenza dell’uomo fin da tempi remoti. Gli utensili ritrovati – impiegati per la caccia, il taglio e la lavorazione del legno – fanno risalire l’epoca all’uomo di Neanderthal (80-35mila anni fa). Il centro di Segusino, situato in un ameno paesaggio pedemontano, è piacevolmente arricchito da suggestive chiese e oratori. La Chiesa Parrocchiale di S. Lucia è stata del tutto ristrutturata, dopo le devastazioni subite durante la Prima Guerra Mondiale. E’ decorata in stile neogotico, e conserva al suo interno, grazie al recente recupero del prezioso marmorino, opera dell’arch. Segusini, del 1855, un incantevole altare con colonne di marmo di Verona dedicato alla Madonna, un altare della Pietà (Madonna addolorata), che si è miracolosamente salvato dalla distruzione della Prima Guerra Mondiale, e due dipinti dedicati alla patrona Santa Lucia – opera del pittore prof. Sergio Favotto – realizzati per celebrare il Giubileo del 2000, un organo di pregevole fattura. Dell’edificio originario, risalente al 1259, è rimasto veramente poco.

Stramare si trova la Chiesa di San Valentino, affiancata nella suggestiva piazzetta da una fontana ricavata da un unico pezzo di pietra, proveniente dalla Val di Non. Prima della “scoperta” di San Valentino quale protettore degli innamorati, la pietà popolare si rivolgeva al santo per la liberazione dall’epilessia. A Milies la Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, punto di orgoglio del Gruppo Alpini. Non vanno poi dimenticate la chiesetta di Santo Stefano, ricostruita a “opera de ròdol” dopo la seconda guerra mondiale, e l’antichissima la Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, già sede di un eremitaggio che viene ricordato ogni anno in occasione della Festa del Romit (dell’Eremita). Molto curioso è l’Oratorio di S. Barnaba, chiamata la “ceseta del Diolet”, la chiesetta del Diavoletto, perché nella pala dell’altare è raffigurato un piccolo diavolo seduto ai piedi di S. Barnaba. La torre campanaria, costruita dopo la Prima Guerra Mondiale che svetta al centro del paese ne è diventata il simbolo. Curiosa la leggenda che vede i boschi intorno a Segusino da sempre abitati dal Mažarol, sorta di folletto dispettoso con mani e piedi caprini, un abito rosso e un cappello appuntito – un’immagine quanto mai simile a quella tradizionale del diavolo – che si nasconde fra gli alberi, in attesa di tormentare i passanti per farli deviare dal retto cammino. Dal 1982 Segusino è gemellato con Chipilo (Stato di Puebla – Messico), paese fondato nel 1882 da emigranti prevalentemente Segusinesi e della Vallata del Piave, dove tuttora – dopo 120 anni – si continua a parlare la variante basso bellunese del dialetto veneto, così come a Segusino. A testimonianza della identità di parlata, è stato pubblicato nel 1994, a cura di un gruppo di Imprenditori segusinesi, il libro .””Il dialetto veneto di Segusino e Chipilo: fonologia, grammatica, lessico dialetto – italiano-spagnolo” dell’antropologa americana Carolyn Mac Kay, che contiene oltre 4.000 vocaboli dialettali, comunemente usati nei due paesi.E’ appena stata pubblicata la seconda edizione del libro su iniziativa della Comunità Emigranti di Segusino e con il determinante contributo del Comune di Segusino e della Regione Veneto. La nuova ristampa è stata aggiornata con 2000 nuovi vocaboli e il lessico è stato arricchito anche dalla traduzione in inglese.

Fonte: Associazione Altamarca

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