Rolle di Cison di Valmarino

Vigne, olivi e silenzio nella cartolina degli dei
Rolle di Cison di Valmarino.

Il borgo cantato dagli scrittori
e difeso dal Fai contro il cemento

Esistono luoghi nascosti nella luce dove la vigna si arrampica sulle colline perdendosi oltre l’orizzonte, dove gli olivi si stagliano sui declivi creando una barriera immaginaria che divide la terra dal cielo e dove la natura si apre all’occhio dell’uomo in file ordinate, ma mai monotone. In questi luoghi lontani dalla realtà dei capannoni industriali che affollano la nostra regione la vita scorre ancora alla stessa velocità di un tempo, regolata dalle leggi immutabili della natura che ogni settembre chiede l’intervento della mano umana. «Quest’anno però il freddo e la pioggia hanno accelerato il processo di maturazione dell’uva – racconta Renato Bortolotti abbracciando con un gesto i suoi sei ettari di vigneti – inizieremo la vendemmia in anticipo i primi di settembre».

Fino a quel momento però a Rolle – l’unico borgo italiano nominato punto Fai (Fondo dell’Ambiente Italiano), situato a 40 chilometri da Treviso – non succederà nulla. Rolle infatti è rimasto identico a se stesso per centinaia d’anni al punto da meritarsi l’appellativo di «cartolina degli dei», come amava dire il poeta Andrea Zanzotto. «Gninte. Qua no sucede mai gninte. Ma l’è il più bel posto che c’è», dice sorridendo con dolcezza nonna Ambrosina. Lei vive proprio di fronte alla chiesa del paese da 82 anni esatti e ha visto il paese svuotarsi negli anni passando da ottocento abitanti a poco più di centocinquanta. «Semo rimasti in quatro paesani e quatro albergadori», continua Ambrosina mentre spilla da una botte un goto de vin nero che offre abitualmente a chi fa visita in casa sua. Giusto qualche coppietta alla ricerca di pace, qualche ciclista tedesco che si ferma incantato per un paio di giorni durante la traversata dei 47 chilometri della ciclabile della strada del Prosecco o qualche motociclista stregato dalle curve che collegano Conegliano a Valdobbiadene. «Una volta c’era una scuola con 65 bambini – racconta Vincenzo Gallon, assessore di quaranta anni fa e oggi contadino ottantenne e orgoglioso dei suoi venti ettari di vigneti – oggi di bambine ghe n’è una».

Che sale sul pulmino ogni mattina per andare a scuola a Tarzo, a 15 chilometri di distanza dove ricompaiono i capannoni e il traffico è di nuovo quello dell’entroterra veneto. L’incredibile panorama di Rolle, spezzato solamente dal filo di ferro sospeso da terra che ogni primavera si carica d’uva, nasconde però preziosi segreti. «Vengo qui un paio di volte all’anno per riposarmi a casa di mia nonna con alcuni amici – spiega Marco Rebuffi, che ha appena concluso il terzo anno di giurisprudenza – E’ un posto tranquillo, ci facciamo qualche passeggiata e ci riposiamo».

Passeggiando per il paesino che si affaccia su un unica strada collinare, non è difficile parlare con le persone. Un po’ per il caldo e un po’ per abitudine, le porte delle case restano aperte e tutti escono dalle cucine per fare volentieri due chiacchiere con i visitatori e con i ciclisti che si fermano all’unica fontana del borgo. «Rolle l’é el penultimo paese creato da Dio», puntualizza Gallon indicando il profilo della Bella che dorme, la montagna che domina Rolle e che forma il profilo di una ragazza distesa. Ma Perché? «Perché Dio lo ha fatto per penultimo!», conclude Gallon senza aggiungere altro. D’altra parte la bellezza non ha alcun bisogno di spiegazioni, al massimo di qualche indicazione stradale. In pochi chilometri infatti si raggiungono San Pietro di Feletto, Refrontolo, Arfanta, Corbanese, Conegliano e Sarano o luoghi di interesse come il molinetto della Croda, l’Abbazia di Follina, il castello di Conegliano, il castello di Cison di Valmarino, le Grotte del Caglieron di Vittorio Veneto e i vigneti e le cantine di Valdobbiadene.

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